La storia della Preghiera dell’Alpino

Riteniamo cosa utile informare i nostri lettori sulla genesi della Preghiera dell’alpino, oggi al centro di un positivo dibattito che ha preso le mosse da una lettera di don Valentino Quinz, già cappellano del 6° Alpini, apparsa nel numero di settembre 2005 nella rubrica “Lettere al direttore”.
L’articolo è un libero adattamento del pezzo comparso in “Genova alpina” nel numero di maggio-agosto 2005: ripreso da un precedente articolo apparso su “La più bela fameja” della sezione di Pordenone a fine 2004
  • 1947: ritrovamento nell’archivio della famiglia del colonnello Gennaro Sora, deceduto nel 1949 dopo un’avventurosa vita spesa al servizio della Patria sull’Adamello, alle isole Svalbard (impresa Nobile), in Africa Orientale, in prigionia in Kenia, di una lettera alla madre in data luglio 1935. In essa compare una sua preghiera elaborata per gli alpini dell’Edolo, battaglione da lui comandato, nella quale numerose sono le frasi poi diventate patrimonio di tutti gli alpini in armi e in congedo.
  • Nel 1943 tale preghiera, quasi nella forma attuale, circolava tra gli alpini del battaglione Val d’Adige, per l’interessamento del cappellano, padre Enrico Bianchini. Il testo, datato 1° settembre 1943 è conservato presso il Centro Studi ANA (segnalazione in data 4 luglio 2006 del col. alpino ris. Gioacchino Gambetta della sezione di Tirano).
  • 11 ottobre 1949: don Pietro Solero, grande figura di sacerdote, di alpino e di alpinista, cappellano del 4° alpini, in un incontro con l’ordinario militare, mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, propone di “Ritoccare e di rimodernare la preghiera e di concedere la facoltà di recitarla dopo la Messa in luogo della Preghiera del Soldato”.
  • 21 ottobre 1949: mons. Ferrero approva e il vicario generale, mons. Giuseppe Trossi comunica il nuovo testo della preghiera a tutti i comandanti alpini. Essa è quella nota a tutti noi e tuttora recitata dagli alpini in congedo iscritti all’ANA.
  • 1972: mons. Pietro Parisio, cappellano capo del 4° Corpo d’Armata alpino, chiede e ottiene dall’ordinario militare, mons. Mario Schierano, di sostituire alcune frasi ritenute non più consone al momento che l’Italia sta vivendo. Perciò il “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana…” diventa “Rendici forti a difesa della nostra Patria e della nostra Bandiera”.
  • 15 dicembre 1985: il testo così modificato è definitivamente approvato per cui la nuova Preghiera dell’alpino diventa ufficiale.
  • Metà anni ’90: il presidente Caprioli chiede e ottiene dal CDN che la preghiera sia recitata, nella forma originale del 1949 quando le cerimonie sono celebrate in presenza di soli iscritti all’ANA e nel testo modificato nel 1985 in presenza di reparti alpini alle armi che non possono evidentemente contravvenire a ordini.